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Il Parco delle Sculture Casilino Labicano
Il Parco delle Sculture Casilino Labicano rappresenta una singolare esperienza di arte contemporanea al di fuori dei consueti circuiti. Nato nel 2003 su progetto e cura dell’Associazione Culturale ArteFacto, esso s’inserisce all’interno di un più ampio desiderio d’intenti dell’amministrazione comunale dell’epoca per la riqualificazione di parchi e ville cittadine. A Roma il precedente diretto è stato il Parco di Scultura di Villa Glori, nel quartiere Parioli, creato nel 1997 con 8 (poi diventate 10) installazioni di arte contemporanea.
Il Parco Casilino Labicano, altrimenti noto come Villa De Sanctis, è un luogo fonte di esperienze diverse e inattese: un frastagliato “lago” di verde pubblico tra i palazzi del “Casilino 23” e di Torpignattara, nel quartiere Prenestino-Labicano. Ha una superficie di circa 12 ettari ed è delimitato da via Casilina a sud, via dei Gordiani a est, via Labico a nord-ovest, e via Capua a ovest. Racchiude al suo interno preziose testimonianze archeologiche e paleocristiane come il Mausoleo di Sant’Elena (la Torre delle pignatte appunto), i resti della Basilica con le Catacombe dei santi Pietro e Marcellino, la necropoli degli Equites Singulares. Attualmente fa parte del territorio del V Municipio.
All’inizio era un fondo rustico con villa padronale, la Villa De Sanctis, un terreno destinato alla produzione agricola (che permane nella tipologia dello spazio verde) pervenuto nel 1950 all’“Ente Comunale Assistenza”, per lascito testamentario. Seguirono più di quarant’anni di degrado e abbandono, affitti, subaffitti e occupazioni abusive. Nel 1994, grazie alla motivazione, alla passione e agli sforzi di un comitato di cittadini e al difficile lavoro dell’amministrazione, sono stati inaugurati i primi tre ettari del rinominato Parco Casilino Labicano.
Da allora molto si è fatto (e ancora si dovrebbe e potrebbe fare), e tra gli interventi più interessanti posti in atto per la qualificazione di questo territorio vi è sicuramente la realizzazione del Parco delle Sculture.
Nello spazio vicino all’ingresso di via dei Gordiani, in quest’area costretta tra la Roma archeologica e l’urbanistica popolare del secondo dopoguerra, cinque artisti, figure tra le più interessanti del panorama della scultura contemporanea, sono stati chiamati a misurarsi con questa prestigiosa e delicata stratigrafia storica utilizzando cinque diversi materiali: la vetroresina per la scultura dal titolo Freeze; la terracotta per la Porta Magica, il travertino per Porta, l’acciaio Corten per Romana ed il vetro per l’opera intitolata Luna. Le sculture non nascono come una decorazione del parco, non celebrano nessun avvenimento e nessun eroe, non sono concepite come arredo urbano giacché non offrono nessuna funzionalità. Sono concepite per esistere nel e con il parco, e per esso sono state progettate dagli artisti. Le opere, infatti, dialogano a distanza con le rovine del Mausoleo di Sant’Elena e con i palazzoni circostanti: tutte parlano la lingua di Roma e narrano storie che sono parte della storia di Roma (scorrere le immagini nella gallery qui sotto).
All’ingresso del parco, fuori dai suoi confini, la Porta Magica di Immacolata Datti ci accoglie e ci sfida ad entrare seguendo un percorso delimitato da un labirinto (è previsto un labirinto di alloro che la circondi). La porta ci prepara a oltrepassare la “soglia” del parco attraversando la storia fin dal suo inizio: le colonne come frammenti di passato, la terracotta come impasto di terra e acqua, alchemicamente trasformata dal fuoco della creazione. Entrare nel Parco vuol dire cercare l’energia del contatto con l’insieme di Natura e Storia e anche porsi nella disposizione giusta per comprendere l’arte nella molteplicità dei linguaggi e dei fenomeni che essa esprime.
La falce di Luna di Costas Varotsos è un grande segno trasparente, una luna crescente che nasce dalla Roma del passato, dell’antichità, e si rivolge alla Roma del futuro, oltre i grandi palazzi del Casilino. È dedicata alla figura di Pierpaolo Pasolini che, con la sua opera, ha voluto e saputo esprimere i limiti e la grandezza della “nuova” Roma, quella più popolare e periferica, altrettanto vera, altrettanto autentica.
L’opera di Carlo Lorenzetti si chiama Romana e vuole essere anch’essa un tramite tra passato e presente: un segno nello spazio, un ricciolo barocco, una spirale che gira riprendendo il cilindro della Torpignattara e che si innesta in una classica esedra, che accoglie, che abbraccia, che unisce il Mausoleo e i palazzi del quartiere aprendosi e srotolandosi come un nastro.
Un’altra Porta ci attende, quella marmorea di Giuliano Giuliani: il travertino della Roma barocca la cui durezza materica è resa illusionisticamente morbida, mobile, trasparente, dal lavoro sorprendente dell’artista, che scava la pietra fino a farla diventare come un sottile diaframma di stoffa, come una vela in continuo movimento, dalle forme forgiate dal vento. Una rappresentazione del limite che è anche sacro passaggio dalla morte alla vita, un’immagine carica quindi di spiritualità, fulcro della storia e della memoria di Roma.
Un altro segno che ci trasmette le stesse emozioni, che ci narra del conflitto esistente in questo luogo ma con un linguaggio laico e fortemente moderno, è quello di Freeze, la scultura di Anna Ajò: un muro di resina che è come ghiaccio, posto in mezzo alla natura, spaccato dall’edera che cresce al suo interno. Solido e liquido, morte e vita, natura e artificio: simboli della dicotomia del luogo che genera una continua, infinita, evoluzione dello stato.
Nel 2010 è stata installata un’altra scultura, dono della città ungherese di Pècs, collocata però in un luogo distante, fisicamente e anche concettualmente, al di fuori del progetto del Parco delle Sculture.
Un progetto che prevedeva l’acquisizione e la collocazione di altre opere in quella porzione del parco, seguendo la linea di pensiero che aveva portato alla creazione delle 5 sculture già collocate. Un progetto che sembra essere stato abbandonato, dimenticato. Negli ultimi anni, si rileva lo stato d’incuria in cui queste opere spesso versano, imbrattate e vandalizzate, sporche e ricoperte d’erba.
Perché la passeggiata nel Parco delle Sculture Casilino Labicano continui a sorprendere, ad offrire cultura e conoscenza, oltre allo svago, ad essere un altro luogo di bellezza inattesa della nostra città e per valorizzarne adeguatamente il significato, occorre garantire una continua tutela e manutenzione delle sculture, che ne rispetti l’allestimento e ne conservi la leggibilità a beneficio della cittadinanza che ne fruisce, dell’amministrazione che ha partecipato e investito nella loro realizzazione e degli artisti che le hanno create.
Segnaliamo qui alcuni servizi che il Comune di Roma offre ai cittadini nelle vicinanze del Parco Casilino Labicano:
la fermata metro più vicina è Parco di Centocelle, tra la via Casilina e la via Palmiro Togliatti, che si trova di fronte al grande Parco Urbano Archeologico di Centocelle. La stazione, insieme a quelle di altre fermate lungo la Metro C Pigneto, Malatesta, Teano e Mirti, è stata teatro tra il 21 giugno e il 4 ottobre 2019 di una serie di concerti pomeridiani gratuiti promossi dal Municipio nell’ambito della Festa della Musica; per fermarsi qualche minuto, mentre si va a prendere il treno o tornando a casa, e immergersi nelle note di una melodia (l’iniziativa Metro C in Musica su Roma Capitale, Luoghi dello spettacolo e della cultura, 18 giugno 2019) (in foto: atrio della stazione metro Mirti, 30 aprile 2015, via Wiki Commons).
Il Municipio V vanta ben 28 aree di interesse storico e archeologico e, grazie anche al Parco Casilino Labicano (ex Villa De Sanctis), offre una quantità di verde pubblico pari a circa 9 mq pro capite. Quindi più di due milioni di mq di verde suddivisi in 130 aree (di cui 36 aree ludiche e 13 sportive), con quasi 24.382 alberi (dato 2016) ad abbellire parchi e strade.
Figura 1. Numero delle aree verdi nel Municipio V per tipologia (al 23 aprile 2020)
Figura 2. Superficie delle aree verdi del Municipio V per tipologia (in migliaia di mq, al 23 aprile 2020)
Figura 3. Numero di aree ludiche, sportive, adottate e concesse nel Municipio V (al 23 aprile 2020) / Figura 4. Alberi nel Municipio V (2016)
Figura 5. Verde pro-capite per municipio (mq, 2018)