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Osservazioni sul Piano Regionale di Gestione Rifiuti

13/11/2019 in:

Con il presente documento sono state formulate delle considerazioni relative all’aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR), elaborate e condivise nell’ambito di una Convenzione che l’Agenzia ha stipulato a ottobre 2018 con il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università La Sapienza di Roma. La Convenzione, finalizzata ad attività di analisi e ricerca in materia di sostenibilità ambientale con particolare riferimento ai sistemi integrati di raccolta e gestione dei rifiuti urbani, ha come obiettivo l’esame dell’attuale organizzazione del ciclo dei rifiuti a Roma e l’individuazione di un sistema integrato efficace ed efficiente non solo sotto un aspetto economico, ma anche in relazione all’impatto che i diversi scenari possono avere sull’ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini.


Le considerazioni riportate in questo documento, relative all’aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR), sono state elaborate e condivise nell’ambito di una Convenzione che l’Agenzia ha stipulato a ottobre 2018 con il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università La Sapienza di Roma. La Convenzione, finalizzata ad attività di analisi e ricerca in materia di sostenibilità ambientale con particolare riferimento ai sistemi integrati di raccolta e gestione dei rifiuti urbani, ha come obiettivo l’esame dell’attuale organizzazione del ciclo dei rifiuti a Roma e l’individuazione di un sistema integrato efficace ed efficiente non solo sotto un aspetto economico, ma anche in relazione all’impatto che i diversi scenari possono avere sull’ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini.

Con specifico riferimento alle sezioni Rifiuti (Allegato 3) e Valutazione Ambientale Strategica (Allegato 4) del PRGR, si ravvisano alcune criticità sia nella proiezione degli scenari futuri, sia nelle conseguenti azioni previste.

In via preliminare, si osserva chei dati ISPRA di produzione dei rifiuti urbani (RU) e di raccolta differenziata (%RD) a partire dai quali si delineano quattro scenari di piano (0 inerziale, 1 minimale, 2 intermedio e 3 avanzato), sono aggiornati al 2017, mentre i dati effettivi su Roma del 2018 e del primo semestre 2019 mostrano già uno scostamento significativo rispetto a quanto previsto dalle suddette proiezioni. A livello regionale, infatti, ad eccezione dello scenario inerziale, tutte le altre ipotesi prospettano una riduzione della produzione di RU dal 3% al 7% e un aumento progressivo della RD fino all’80% dello scenario 3; per il sub ATO di Roma Capitale, considerate le maggiori difficoltà riconosciute alla gestione dei rifiuti nelle grandi città, gli scenari sviluppati prevedono percentuali lievemente inferiori rispetto a quelle fissate a livello regionale. Tuttavia, tali proiezioni per Roma appaiono già deficitarie, poiché i dati del 2018 mostrano un aumento della produzione complessiva dei RU che raggiunge 1,73 milioni di tonnellate, con un incremento del 2,5% rispetto al 2017 e pertanto in disallineamento rispetto a quanto previsto dal PRGR. Tale incremento è inoltre confermato anche dalla produzione annua di rifiuti pro capite che nel 2018 si attesta su quasi 605 kg/ab, ben al di sopra dei 587 kg/ab del 2017e in netta controtendenza rispetto agli ultimi anni.Il valore della produzione relativa al primo semestre del 2019 mostra invece una riduzione rispetto al 2018, pur mantenendo un valore di poco superiore al 2017 usato come riferimento nel PRGR. Considerazioni analoghe possono essere estese anche alla RD, i dati definitivi del 2018, infatti, riportano un valore del 44%, in leggera flessione rispetto al 44,33% del 2017. Nel primo semestre 2019 la RD arriva al 45,9%, ma tale incremento è al di sotto delle stime dei quattro scenari del PRGR, che già peril 2019 nello scenario 0 prevede il 47,3%.

In effetti l’incongruenza si ravvisa già nell’allegato 3 del PRGR stesso, dove a p. 82 viene citato il valore preconsuntivo di produzione dei RU 2018 su Roma, pari a 1,74 milioni di tonnellate, senza rettificare di conseguenza gli scenari: nello scenario 0, per esempio, al 2018 era prevista per Roma una produzione di 1.680.125 t con il 45,1% di RD (figura 35, p. 210 allegato 3 PRGR), mentre nello scenario 3 si prospettavano 1.685.355 t ed il 46,3 % di RD (figura 59, p. 237 allegato 3 PRGR).

Dai dati 2018 emerge quindi che le prospettive di evoluzione della produzione e delle percentuali di differenziata sonostate subito disattese, anche in ragione delle note criticità che hanno interessato il già fragile sistema impiantistico esistente (incendio del TMB Salario) e di cui bisogna necessariamente tenere conto nel PRGR. L’inversione di trend che si è verificata nel 2018, sia rispetto alla serie storica, sia rispetto agli scenari del PRGR, evidenzia come tutte le proiezioni debbano essere riformulate alla luce dei dati più recenti. Queste considerazioni sono valide per tutti e 4 gli scenari ipotizzati, le cui probabilità di conseguimento dipendono dalle condizioni iniziali, oltre che dalle azioni previste per il raggiungimento degli obiettivi indicati nel PRGR.

Nel merito delle azioni previste, si vuole porre l’attenzione in particolare sull’attuazione della misurazione puntuale del rifiuto prodotto dalle singole utenze. Nel PRGR si riporta che “l’implementazione della misurazione puntuale del rifiuto prodotto riveste un’importanza strategica per la realizzazione degli obiettivi di pianificazione regionale e rappresenta un valido strumento per l’attuazione della gerarchia gestionale dei rifiuti urbani”. Mentre si concorda con l’attribuire a tale strumento, naturalmente correlato alla raccolta porta a porta (PAP), una maggiore efficacia rispetto ad altre possibili azioni nel conseguimento degli obiettivi di riduzione della produzione di RU e di incremento della RD, si sottolinea la necessità che venga attuato simultaneamente nel contesto urbano di riferimento, onde evitare effetti negativi come l’incremento della migrazione dei rifiuti fra zone contigue o l’abbandono dei rifiuti. In particolare, sempre in riferimento a Roma, si sottolinea che al 2018 la raccolta PAP, attraverso cui più facilmente è possibile veicolare la misurazione dei rifiuti, interessa solo il 31% della popolazione (in flessione dal 33% del 2017); l’oggettiva difficoltà di estendere a tutta la città un’unica modalità di raccolta PAP è dunque un ostacolo nella direzione della misurazione/tariffazione puntuale, da superare studiando sistemi differenziati nel metodo, ma equivalenti ai fini del servizio offerto e del trattamento economico applicato alle diverse tipologie di utenza della capitale. Per fare fronte a tali difficoltà, sarebbe opportuno prevedere delle specifiche incentivazioni, anche legate alle tempistiche di attuazione, in assenza delle quali è difficile ipotizzare l’estensione della misurazione puntuale a tutta la città in tempi compatibili con le proiezioni del PRGR.

Passando al ciclo di gestione dei rifiuti, il comparto che a livello regionale mostra una dotazione impiantistica maggiormente deficitaria è quello del trattamento della frazione organica, soprattutto nella prospettiva di un progressivo aumento della RD. La capacità autorizzata risultante al 2017 è di 419.325 t, a cui però corrisponde un valore effettivo di rifiuti trattati pari a 231.139 tonnellate; tale significativa differenza richiederebbe innanzitutto uno specifico approfondimento sui singoli impianti, per valutare se la reale capacità di trattamento è prossima a quella autorizzata o a quella riscontrata. In base alleproiezioni dei vari scenari (1, 2, 3), l’allegato 3 (p. 292) prospetta diverse stime del fabbisogno regionale al 2025 della capacità di trattamento dell’umido (618.093-658.551 t) e del verde da RD (153.811-174.169 t); per il solo Comune di Roma nello scenario 1 si prevedono 390.299 t (umido + verde). Appare pertanto evidente come la gestione del solo sub ATO di Roma Capitale assuma un peso considerevole (circa la metà) rispetto ai bilanci regionali.

Il PRGR indica come prioritarie per il trattamento delle frazioni organiche le azioni di incentivazione del compostaggio in varie modalità: domestico, di comunità e professionale di piccola scala. Dal punto di vista strettamente dimensionale, si evidenzia come la scelta della piccola scala implichi necessariamente un minor controllo sulle fasi di processo con possibili ripercussioni sulla qualità del compost ottenuto rispetto ai grandi impianti del Lazio, che già producono circa un 35% di compost fuori specifica, destinato quindi allo smaltimento in discarica. Inoltre, tale soluzione – nel contesto di una metropoli come Roma – appare non completamente applicabile in maniera estensiva e diffusa e sembra comunque insufficiente rispetto al fabbisogno impiantistico residuale, anche tenendo conto dei 2 impianti di compostaggio di AMA, il cui iter autorizzativo è in via di completamento: la capacità complessiva di 120.000 tonnellate (50.000 t di umido e 10.000 t di verde ciascuno) non andrebbe infatti a colmare completamente il deficit impiantistico, neppure rispetto ai flussi organici attuali. Dal punto di vista tecnologico, inoltre, non sembrano esserci azioni – né a livello regionale, né comunale – per quanto riguarda soluzioni di trattamento anaerobico della frazione organica da RD con produzione di biometano, che comporterebbe, rispetto al solo compostaggio, un miglior bilancio della CO2 ed un recupero energetico. L’unica previsione impiantistica in questa direzione sembrerebbe essere la conversione dell’impianto di Colleferro che “riceverà rifiuti derivanti dal trattamento meccanico del rifiuto indifferenziato e nello specifico sia la frazione organica stabilizzata (FOS) sia gli scarti non combustibili per trasformarle in materie prime seconde (MPS), sottoprodotti e prodotti con rilascio «rifiuti zero», che incorpori tutte le migliori BAT (Best Available Tecniques) e BRef (Best References) dell’Unione Europea”. Dal layout impiantistico (figura 110 a pag. 310 dell’allegato 3), è prevista una sezione di trattamento anaerobico non meglio specificata nelle caratteristiche di processo, con trattamento del biogas per l’ottenimento di biometano e CO2 liquefatta. Pertanto, la capacità impiantistica prevista (500.000 t/a) non andrebbe a risolvere la criticità del trattamento della frazione organica da RD, interessando soltanto i flussi derivanti dal trattamento dell’indifferenziato; tuttavia, negli scenari di esercizio, è contemplato l’uso di questo impianto per altri flussi in ingresso, come la FORSU. Tale possibilità rende ancora più difficile la scelta di tipologia di processo poiché la FORSU ed il sottovaglio primario dei TM e TMB presentano caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche differenti. Inoltre, nella prospettiva di una progressiva riduzione del rifiuto indifferenziato (con i derivanti flussi connessi) e dell’aumento della frazione organica da RD, sarebbe più lungimirante una differente impostazione delle tipologie di rifiuti in ingresso da trattare, con predilezione per quelli provenienti da RD.

Concludendo, si riassumono i punti su cui si è posta maggiore attenzione per le criticità in atto e per le azioni previste dal PRGR:

  • Aggiornamento delle proiezioni nei vari scenari, in particolare per il sub ATO di Roma Capitale, alla luce dei dati 2018/2019 che mostrano una inversione di tendenza rispetto a quanto ipotizzato.
  • Applicazione estensiva della tariffazione puntuale nei diversi ambiti,definizione delle azioni di promozione ed incentivazione in ambito Regionale e accelerazione delle conseguenti misure attuative da adottare a livello locale.
  • Pianificazione del ciclo di trattamento delle frazioni organiche,in particolare da RD, in funzione delle BAT, del massimo recupero di materia/energia, del contesto urbano di applicazione e della minimizzazione delle emissioni di CO2. A tal fine, sarebbe auspicabile una rivalutazione, a livello tecnologico e dimensionale, dell’impiantistica in corso di autorizzazione.